L’attualità dirompente dell’economia mondiale è contraddistinta da una continua crescita degli scambi internazionali, ma anche da grandi trasformazioni che vedono l’ingresso sul mercato di nuovi paesi produttori a costi competitivi, l’evoluzione verso nuove forme di internazionalizzazione che implicano una presenza diretta sui mercati esteri di attività distributive e produttive, il diffondersi di un marketing sempre più aggressivo. Non solo: i mercati sono contraddistinti anche da un’evoluzione tecnologica sempre più rapida che richiede continui investimenti, da mutamenti nelle caratteristiche della domanda che richiedono risposte sempre più rapide, dal diffondersi di processi di concentrazione che emarginano le imprese minori. Senza dimenticare l’importanza della rete web, dei social media e della comunicazione per far conoscere e diffondere le peculiarità e la storia dietro uno specifico prodotto. D’altronde, scriveva il professore americano Lester Walter Milbrath: «la comunicazione è l’unico elemento in grado di influenzare o cambiare una prospettiva, una percezione; pertanto il processo del lobbying è un processo comunicativo». I mutamenti in atto nel sistema delle forniture coinvolgono, direttamente o indirettamente attraverso il rapporto tra subfornitore e committente, anche gli artigiani. Essi, quindi, per svilupparsi o per mantenere le posizioni sul mercato già acquisite, devono trovare soluzioni che in qualche misura tengano conto dei cambiamenti conseguenti alla globalizzazione dei mercati. L’allargamento verso nuovi o emergenti mercati impegna ingenti risorse finanziarie e richiede sforzi organizzativi lontani dalle capacità di piccole strutture imprenditoriali, quelle che nella realtà promuovo lo sviluppo dell’artigianato. La collaborazione tra imprese, specie per quelle più piccole rappresenta uno dei principali elementi per aumentare la capacità di innovare, di competere e dare impulso alla crescita delle attività imprenditoriali. Le reti d’impresa rappresentano ecosistemi strutturati sia per l’aspetto organizzativo, sia per quello gestionale il cui obbiettivo è quello di focalizzare gli interessi di tutti i partners, per cui il successo dell’iniziativa è basato su una forma di collaborazione salda fra tutti gli addetti, senza alcuna incrinatura. Figura essenziale è quella del professionista con competenze multidisciplinari, relazionali e di negoziazione, di ascolto e di sintesi, che unisce, organizza, monitora e valorizza l’organizzazione in rete. Un sistema che si realizza nel generare vantaggi concreti a ciascuno dei componenti inseguendo l’interesse collettivo. Un buon manager di rete deve possedere, infatti, empatia, diplomazia, lealtà, chiarezza, competenze, reputazione, credibilità, autorevolezza e pensiero sistemico. Altro elemento essenziale per il funzionamento delle reti è quello del contratto di rete che assume importanza ai fini della collaborazione tra imprese che intendono realizzare un programma di sviluppo comune di un piano d’internazionalizzazione efficace. Nello scenario internazionale, stante la competizione economica, i modelli tradizionali di impresa si prestano ad essere insufficienti. La necessità è quella di ricercare delle forme innovative al fine di stare sul mercato e competere con gli attori dell’economia globale. Le principali attività attraverso le quali le imprese cercano di raggiungere questi obiettivi sono: progetti per aumentare la penetrazione commerciale e il marketing di prodotti di alta qualità all’estero; collaborazioni per nuove opportunità di business; assistenza post vendita; condivisione di informazioni sui diversi mercati; iniziative di formazione per il personale addetto all’internazionalizzazione; contrattazione prezzi di acquisto; partecipazione a fiere e bandi dedicati all’internazionalizzazione. Uno strumento e un sistema collaborativo che genera valore per ciascuna azienda che vi partecipa e sviluppo per il territorio in cui opera. In sostanza, l’attualità ci pone un interrogativo importante per le imprese che intendono promuovere l’artigianato: la prospettiva dell’internazionalizzazione è riconosciuta come una evoluzione importante per l’impresa artigiana, oppure no e quali difficoltà incontrano gli imprenditori del settore? Indagine interessante è quella condotta dall’Osservatorio dell’Artigianato della Regione Piemonte che ha sviluppato la tematica dell’artigianato in rapporto con l’internazionalizzazione dell’impresa. La conoscenza di tali elementi consente di tracciare alcune linee guida per l’impostazione di politiche di supporto allo sviluppo della presenza sui mercati esteri delle imprese artigiane e per la predisposizione di servizi e supporti idonei. Infatti, le dimensioni contenute delle imprese artigiane e la peculiarità di molte attività da esse svolte possono rappresentare un freno alla possibilità di cogliere pienamente le opportunità offerte dall’allargamento dei mercati. Operare all’estero attraverso la ricerca di clienti interessati ai prodotti dell’azienda o, ancora di più, attraverso la ricerca di partner per sviluppare attività all’estero richiede un impegno notevole in risorse umane e finanziarie che non sempre sono disponibili a sufficienza presso le imprese artigiane. A ciò si affianca il fatto che spesso le imprese artigiane non realizzano prodotti finiti destinati al mercato finale, ma più frequentemente realizzano beni intermedi, spesso in subfornitura, o lavorazioni in conto terzi e per queste attività risulta sicuramente più difficile la ricerca di opportunità all’estero. Altra problematica è quella dei finanziamenti. A febbraio 2018 i prestiti concessi alle aziende che annoverano meno di 20 addetti, ma che ricoprono circa il 30% dei prestiti richiesti, hanno registrato un decremento rispetto allo stesso periodo del 2016 del 3,6%. Situazione ancora peggiore per il credito all’artigianato, che a settembre del 2017 registrava una flessione del 9,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Una situazione complessa che va affrontata in primis a livello governativo per garantire alle piccole e medie imprese un accesso al credito più semplice. Un credito che permetterebbe alle stesse di portare avanti progetti di sviluppo e potenziamento aziendale, fattibili solo attraverso un’erogazione di finanziamenti semplice e accessibile. Il tema dei prestiti per le aziende è da tempo al centro del dibattito istituzionale e degli istituti finanziari e di credito, e nonostante la scarsa collaborazione a livello governativo, istituti bancari sono scesi in campo per fornire alle PMI un sostegno efficace e veloce per le loro ambizioni di sviluppo. C’è chi prova ad affrontare con tenacia la problematica. L’esempio della Regione Lazio in tale logica risulta innovativo. La Regione mette a disposizione tre strumenti importanti, che permetteranno ad un’ampia platea di beneficiari di avviare azioni di internazionalizzazione e alle imprese artigiane di innovarsi e reinventarsi. Si tratta di strumenti innovativi per l’internazionalizzazione, l’artigianato e l’accesso al credito. Le misure proposte concedono: 2,2, milioni per l’internazionalizzazione delle imprese, coprendo fino al 70% dell’investimento. Una misura rivolta soprattutto alle imprese più piccole e con meno esperienza di vendita all’estero, che finalmente avranno la possibilità di partecipare a fiere, show room, pagare export manager o azioni di marketing e investire in e-commerce fondamentale per il commercio; 3 milioni per l’artigianato. Come previsto dalla nuova legge sull’artigianato approvata dalla Regione, tutte le imprese artigiane, quelle tradizionali e quelle innovative avranno la possibilità di innovare ed essere più forti con il supporto di tecnologie, progetti creativi, sperimentazione di nuovi materiali. Il bando dà attenzione ad alcune categorie specifiche come l’artigianato artistico e l’artigianato nei comuni al di sotto dei 5 mila abitanti. Previsti incentivi e premi per chi assume giovani under 35. Sono 62,5 milioni in totale per il credito e le garanzie con il programma “Fare Lazio” per quattro bandi sul credito che includono azioni di piccolo credito, di riassicurazione, di garanzia sui prestiti e di garanzia equity. Un pacchetto che offre possibilità anche ai titolari di partita iva e ad alcune categorie, come artigiani, tassisti commercianti, operatori del turismo di accedere a nuove forme di credito. Veniamo ai dati. I settori in cui registriamo i più alti tassi di esportazione sono quelli della moda, dell’automazione meccanica, dell’arredo/casa e dell’agroalimentare. Stilisti come Armani, Valentino, Gucci, Prada, Dolce&Gabbana, Fendi, Versace, Moschino, Ferragamo hanno il loro nutrito seguito un po’ ovunque. Anche i produttori di orologi e occhiali, specialmente se frutto di lavorazioni artigianali, vantano un pubblico di compratori internazionali. Le case automobilistiche e motociclistiche, ma anche i produttori storici di biciclette, sfornano prodotti molto richiesti oltreconfine. Alcuni brand rappresentano il vero e proprio lusso italiano esportato e conosciuto in tutto il mondo. Basta pensare alle Ferrari, alle Lamborghini, o alla Piaggio e alla Ducati per le moto. Mobili di design e complementi di edilizia, sono queste i due prodotti di arredamento più esportati. Mobili in stile antico, mobili contemporanei, per la casa o per l’ufficio. L’attenzione alle materie prime e la cura del processo produttivo rendono i nostri formaggi, Gorgonzola, Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Pecorino innanzitutto, i nostri salumi, si pensi al Prosciutto di Parma e il nostro vino alimenti amati dall’intera popolazione mondiale. Per non parlare della pasta, simbolo del nostro Paese e vertice della piramide dell’export italiano. Naturalmente non sono solo questi i prodotti italiani acquistati dai Paesi stranieri. Il Made in Italy apprezzato in Europa, America e Asia comprende molte altre categorie di beni e servizi. Possiamo concludere evidenziando che l’utilizzo di website, food-blog e canali online di conoscenza della storia, della crescita e del lavoro dietro un prodotto di eccellenza artigianale aumenta il probabile pubblico di acquirenti, generando un legame speciale con il compratore che resta incantato non solo dal prodotto in sé, ma dalla storia e dall’autenticità dell’azienda.
Analisi di Domenico Letizia, esperto di comunicazione e social media manager, pubblicata per il numero estivo della rivista “Periodico Italiano Magazine“.