Incoraggianti notizie giungono dall’Africa in rapporto alla pena di morte: il Parlamento del Burkina Faso ha votato a larga maggioranza, 83 deputati su un totale di 125, l’abolizione della pena di morte dal codice di diritto penale. Il Paese africano entra così ufficialmente nella lista dei Paesi che, nel mondo, non prevedono più la pena, anche se già lo era de facto, visto che l’ultima esecuzione risale al 1988.
Secondo l’ultimo report di Amnesty International, inoltre, alla fine del 2017 risultavano essere dodici le persone detenute nel cosiddetto braccio della morte. Nell’ultimo documento sull’uso globale della pena di morte, pubblicato ad aprile, Amnesty International ha registrato un ulteriore decremento del ricorso a questa punizione nel 2017, in ribasso rispetto agli alti picchi riscontrati per il numero totale di esecuzioni nel 2015 (1.634) e di condanne a morte nel 2016 (1.032). Alla fine dello scorso anno erano in tutto 106 i Paesi dove la pena è stata abolita per tutti i reati. Si registra quindi un trend positivo, anche perché, sempre lo scorso anno, appena quattro Paesi in tutto il mondo sono stati responsabili del’84% delle esecuzioni, mentre dall’inizio del 2018, secondo i dati di Nessuno tocchi Caino, sono state 184 le pene capitali eseguite.
I dati confermano la situazione positiva dell’Africa subsahariana. I Paesi con il più alto numero di condanne ed esecuzioni nel mondo restano Cina, Iran, Iraq, Arabia Saudita e Pakistan. L’obiettivo dei difensori e attivisti per i diritti umani resta quello di continuare ad intraprendere iniziative internazionali e campagne mediatiche mirate alla promozione di appelli e proposte per la moratoria contro le esecuzioni penali. Le Organizzazioni non Governative possono, con l’avallo dei nuovi media e con l’utilizzo dei social, incidere fortemente nella promozione delle campagne, raggiungendo un pubblico vasto, sensibile ed interessato. La tecnologia favorisce la raccolta di nuovi e diversi tipi di informazioni utili a documentare le violazioni dei diritti umani, in particolare nelle aree insicure e inaccessibili. Human Rights Watch (HRW) riconosce sempre più il ruolo dei social e della tecnologia in due ambiti fondamentali del suo lavoro: la raccolta di informazioni sulle violazioni dei diritti umani e la promozione delle stesse all’opinione pubblica per influenzare i media e i responsabili dei governi e delle organizzazioni internazionali. La tecnologia favorisce la raccolta di nuovi e diversi tipi di informazioni utili a documentare le violazioni dei diritti umani, in particolare nelle aree insicure e inaccessibili. Nel farlo, permette alle Organizzazioni non governative di raccontare storie che altrimenti non sarebbero divulgate. HRW si è servita delle immagini satellitari per documentare la massiccia distruzione di infrastrutture civili in Siria, gli attacchi contro le comunità musulmane in Birmania e i reinsediamenti forzati in Tibet. Nella Repubblica Centrafricana, i ricercatori dell’HRW hanno presentato ai comandanti della coalizione Seleka immagini satellitari che mostravano le decine di villaggi dati alle fiamme dalle loro forze armate, dimostrando loro così che, essendo stati ripresi, potrebbero un giorno essere incolpati per i loro crimini. Una nuova e importante campagna è stata lanciata dalla Ong italiana Federazione dei Diritti Umani.
La FIDU ha dato il via alla campagna sulla “Moratoria Universale della Pena di Morte 2018”, a sostegno del prossimo voto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla Risoluzione che punta alla sospensione dell’applicazione della pena capitale ovunque nel mondo. Autore della campagna è Oliviero Toscani, fotografo di fama internazionale che ha realizzato anche il logo della campagna di iscrizioni della FIDU, che porta lo slogan Stand for Freedom and Democracy. «Sono nato in un Paese monarchico e fascista, in guerra e alleato con i nazisti – dice Toscani – ora posso girare per l’Europa senza passaporto: se qualcuno mi avesse detto che il mondo sarebbe cambiato in questo senso non ci avrei creduto, e invece è successo e ora abbiamo il dovere di continuare su questo lungo cammino. Sostengo le battaglie della FIDU per i diritti umani e con particolare forza quella contro la pena di morte, perché è nella conquista di quei diritti che si manifesterà l’evoluzione dell’unica razza che esiste: quella umana». Le iniziative a sostegno della moratoria arriveranno anche al pubblico dei grandi eventi musicali in programma per i prossimi mesi grazie al coinvolgimento di DNA concerti, partner della campagna, con l’obiettivo di informare e sensibilizzare sulla pena di mortee, allo stesso tempo, di riaffermare l’importanza e la necessità di un impegno costante da parte dei Paesi che l’hanno abolita, come appunto l’Italia, per un mondo che dica no all’omicidio di Stato.
Articolo di Domenico Letizia, Presidente dell’Istituto di Ricerca di Economia e Politica Internazionale (Irepi) e Social Media Manager per la Ong “Nessuno tocchi Caino”, pubblicato per il magazine “ElectoMeg“.