Blue-Economy

Nel corso degli ultimi mesi presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, si sono svolti numerosi incontri sull’importanza della blue-economy con i protagonisti dell’Hub nazionale italiano WestMED. Ospitato dai coordinatori nazionali WestMED per l’Italia, in particolare il Dipartimento di coesione all’interno della Presidenza italiana dei Ministri e del Ministero degli Affari esteri, gli incontri riuniscono più di 40 organizzazioni tra autorità regionali, ministeri nazionali e altre strutture legate all’economia blu in Italia.

Gli incontri hanno l’obiettivo di introdurre il meccanismo di assistenza WestMed (WMAM), i suoi obiettivi, le sue funzioni e il suo ruolo, in modo da avviare un dialogo per l’identificazione delle priorità nazionali per i progetti strategici che saranno supportati dall’iniziativa. Identificate le priorità nel contrasto all’inquinamento da plastiche nel mare e nelle acque dolci e il turismo ecosostenibile. Il complesso di attività legate direttamente o indirettamente alla risorsa mare, comprende quasi 200mila imprese, tra pesca, cantieristica, trasporti marittimi, turismo e attività di ricerca, pari al 3,2 per cento del totale. Lo rivela Confcommercio, secondo cui questo settore produce circa il 3 per cento del Prodotto interno lordo e dà lavoro a oltre 880mila occupati, con dinamiche di crescita negli ultimi anni ben superiori a quelle dell’intera economia. Tra le tematiche oggetto di analisi ritroviamo pesca ed acquacoltura, portualità, logistica intermodale ed Infrastrutture, turismo marittimo e costiero, sviluppo ed ecosistemi locali, Maritime Clusters Development&Networking, blue skills, Vet e opportunità di collegamento scuola-lavoro. Liberare il potenziale della ‘blue economy’ significa puntare su molti settori, oltre alla pesca: l’acquacoltura, il turismo costiero, il trasporto commerciale, l’energia marina, dal moto ondoso o dalle maree alla produzione eolica off shore – con il 90% delle turbine eoliche marine del mondo installate in acque europee – e le industrie emergenti come le biotecnologie acquatiche. Oggetto di approfondimento è  il futuro del settore del “Bio-Gnl”. Il Bio-Gnl mescolato al normale Gnl riduce ulteriormente le già eccezionali prestazioni ambientali. Il Bio-Gnl appare come l’ultimo stadio della transizione energetica, nella transizione tra energie fossili ed elettricità da fonti rinnovabili. I limiti alle emissioni di inquinanti e agli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 esercitano un’enorme pressione sulle tecnologie Gnl. Inoltre, innumerevoli possono essere le novità italiane nel settore della ricerca legata alle tecnologie “under water”. Opportunità legate all’oceanografia, al monitoraggio delle acque, al monitoraggio sull’utilizzo dei fertilizzanti, l’importanza della creazione di laboratori agro-acquatici e l’implementazione della biotecnologia vegetale marina.

Una sfida per il nostro paese e per il futuro dell’intero bacino del Mediterraneo.

I miei approfondimenti sulla blue-economy: